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Innervato da robuste cime, solcato da valli amene e cupe gole e connesso con il Ceresio, quello del Lario è territorio cerniera, passaggio cardine fra monti, laghi e pianure e i percorsi viari che lo attraversano rivelano forti legami con il mondo transalpino. Si tratta di antichi sentieri che certamente ebbero sempre, almeno nell’area lacuale, un ruolo subordinato rispetto alla più importante e più immediata via lacustre. In età romana, con l’espandersi verso nord delle conquiste e dei confini, assunse crescente importanza l’asse di percorrenza longitudinale nord-sud incentrato sulla direttrice del Lario. Punto base fu certamente il nuovo insediamento urbano di Comum, edificato appositamente sulle sponde lariane. La direttrice del lago era costituita innanzitutto dalla naturale via lacustre e poi, soprattutto dall’età imperiale, dalla via di terra lungo la sponda occidentale con funzione di raccordo degli antichi sentieri e di collegamento locale. Questa via selciata e pubblica solo molto più tardi fu chiamata Strada Regina, ovvero ‘strada regia’, denominazione documentata per la prima volta nel 1187. L’interesse per i valichi alpini centrali su cui puntava la direttrice del lago crebbe sensibilmente quando, alla fine del III secolo d. C., Milano divenne capitale dell’impero e di riflesso Como divenne l’avamposto verso la Rezia. Il controllo dei valichi alpini e delle vie transalpine con naturale sbocco sulla pianura milanese assunse un ruolo fondamentale ai fini militari, politici e commerciali. La via d’acqua e la via di terra costituirono un vero e proprio “sistema Lario“ ovvero una rete articolata di percorsi che puntavano a nord verso i valichi alpini e a sud verso Milano e avevano come baricentro Como. L’asse integrato di questo sistema aveva come punti notevoli Como, Samolaco (Summus lacus) e Chiavenna (Clavenna) da cui risaliva ai passi alpini, diramandosi dalla Valchiavenna verso lo Spluga e, attraverso la Bregaglia, verso il Maloja e lo Julier. In tal modo collegava la pianura padana con Coira (Curia) e quindi con la Rezia e l’Oltralpe centrale, e da lì con il Reno e il Danubio. Era l’asse che potremmo anche chiamare Mediolanum-Curia, ben evidenziato nella sua continuità nella Tabula Peutingeriana, copia medioevale del cursus publicus -ovvero della rete di viabilità pubblica- di età imperiale. Lungo questo sistema l’impero romano costruì una imponente linea di difesa contro le invasioni barbariche, rafforzata dalla presenza stabile di una flotta militare. Proprio quest’asse, incardinato sulle fortificazioni della città di Como, del Monte Barro e dell’isola Comacina fece da baluardo militare nel travagliato periodo segnato dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente (476), dal dissolversi del regno ostrogoto di Teodorico (526), dalle turbolenze della guerra greco-gotica (535-553) e dall’indebolirsi dei confini retici sotto la spinta della giovane nazione dei Franchi. Il sistema difensivo dell’Isola Comacina restò a lungo in mano greco-bizantina, e solo a fatica i Longobardi riuscirono alla fine del VI secolo ad impadronirsene. Il ristabilirsi degli equilibri politici fra Como e Milano, il consolidarsi del potere imperiale nel territorio e la grande stagione viscontea, che prese vita anche da questo legame, rinsaldarono i rapporti con l’oltralpe imperiale e resero sempre più vitale la direttrice via terra del Lario, ovvero la Via Regina. Ormai già in età sforzesca, alle soglie di un nuovo periodo di grave crisi per il nord Italia, la celebre Carta ROMWEG (Via di Roma o Carta itineraria dei pellegrini) di Erhard Etzlaub (1492 e 1500 - Bayerische Staatbibliothek - Monaco di Baviera) prima road map stampata dell’Europa centrale, documenta con chiarezza il ruolo dell’asse Via Spluga/Via Regina (riva occidentale del Lario) non solo come continuum infrastrutturale ma anche come asse centrale di collegamento fra il Nord Europa e la nostra Penisola. Particolarmente interessante notare come la ROMWEG di Etzlaub, pubblicata in occasione del Giubileo del 1500, documenti: la presenza di tre grandi direttrici di valico Nord-Sud, Tarvisio, Brennero e Spluga, di fatto convergenti su due percorsi romipeti fondamentali: la Via Romea e la Via Francigena. L’asse transitante per lo Spluga aveva come tappe principali Coira, Chiavenna, Como, Milano e Pavia ed era un perfetto continuum francigeno. Il che spiega non solo la straordinaria fioritura di monumenti, spesso di respiro transalpino, ma anche la presenza di una fitta rete di hospitalia dove i pellegrini diretti a Roma avevano, per statuto, riserva di posti gratuiti. Ma dalla metà del secolo XVI il passaggio del milanese alla Spagna e poi all’Austria segnò il progressivo spostarsi dei grandi traffici su terra alla sponda orientale del Lario, in forza della necessità di collegamenti più rapidi fra l’impero asburgico e Milano. La via lungo la riva occidentale divenne definitivamente secondaria passando il testimone all’asse Lecco-Colico e nel tempo per i vari tratti si vennero a definire diverse denominazioni tuttora in uso. Con il nome di Via o Strada “Regina” viene indicato il tratto dell’antico percorso che univa Como con l’alto Lario. Tale itinerario, in parte assorbito dall’attuale S.S. 340 e 340 dir., conserva importanti e splendidi tratti storici che, adeguatamente interconnessi alla viabilità minore e sentieristica locale, garantiscono la continuità del percorso. Con il nome di Via Francisca viene invece indicato il tratto, perfettamente recuperato come infrastruttura pedonale e in parte ciclabile, dell’antico percorso nel Piano di Chiavenna, fino a Chiavenna, “punto base” per i valichi verso la Rezia, primo di tutti lo Spluga. Infine il nome di Via Spluga viene oggi utilizzato per il tratto storico escursionistico-culturale da Chiavenna a Thusis, attraverso il passo dello Spluga e le strette gole della Via Mala. L’antico itinerario nel tratto Como – Milano aveva verosimilmente diverse varianti locali già in età romana fra le quali si consolidò nel Medioevo l’antica Canturina.